Un recente studio bulgaro ha dimostrato che la pianificazione della produzione, comunemente usata per ottimizzare l’efficienza produttiva, può essere impiegata anche allo scopo di ridurre l'impatto ambientale di un sito.
Uno studio dell’Istituto di ingegneria chimica (IchE) dell’Accademia bulgara delle scienze (BAS) ha proposto un metodo per una gestione più ecocompatibile degli stabilimenti chimici e biochimici multiprodotto.
Questi stabilimenti sono progettati per essere sufficientemente flessibili da produrre un certo numero di prodotti simili in un dato momento. Mediante l’adozione di piani di produzione gli stabilimenti possono essere razionalizzati in modo tale che le materie prime e altri fattori di produzione vengano inviati a specifici macchinari nella giusta sequenza operativa. Così facendo, i produttori sfruttano al massimo i macchinari dello stabilimento.
Piani di questo tipo aiutano i produttori a conseguire determinati obiettivi, come abbassare i costi, migliorare la qualità o ridurre i tempi di produzione. Lo studio intende dimostrare che la pianificazione potrebbe essere usata anche per ridurre al minimo l'impatto ambientale di uno specifico processo produttivo.
Sebbene il ricorso a piani di produzione non rappresenti una novità, l’idea che tali piani possano essere impiegati per conseguire fini ambientali e non economici è innovativa. Solitamente i piani di produzione non prendono in considerazione i fattori ambientali. Questo studio, invece, si è servito dell’analisi del ciclo di vita e di approcci di tipo ingegneristico ai sistemi di processo per inglobare considerazioni di carattere ambientale.
Gli autori dello studio hanno scelto uno stabilimento lattiero-caseario per l’esame di un caso concreto, anche se è possibile attuare il sistema in questione in qualsiasi tipo di stabilimento. La ricerca dell’IchE, che è stata parzialmente finanziata dal Fondo sociale europeo (FSE), era finalizzata a ottimizzare la pianificazione per far sì che l’impatto ambientale dello stabilimento fosse il minore possibile. A tal fine, sono state analizzate le scorie prodotte con ciascuno dei disciplinari operativi previsti dallo studio.
Nel caso degli stabilimenti lattiero-caseari, la domanda biochimica di ossigeno (BOD) è il parametro ambientale più importante per quanto riguarda l'analisi delle scorie. Il livello del BOD è determinato dalla composizione del latte. Tale parametro viene utilizzato per misurare l’intensità degli agenti inquinanti organici nelle acque reflue sversate. Il BOD può anche fornire un'indicazione certa sulla quantità di rifiuti prodotti dalle materie prime e dalle funzioni produttive nonché sulle perdite nei sottoprodotti e nei prodotti finali.
Grazie all’analisi dei dati raccolti sono stati identificati due agenti inquinanti, responsabili per oltre il 40% della domanda biochimica di ossigeno. Applicando il loro metodo basato sulla creazione di modelli, i ricercatori hanno anche potuto fornire raccomandazioni su come limitare l'impatto ambientale dello stabilimento lattiero-caseario. Ciò significa ridurre il danno causato dalle acque reflue provenienti dalla produzione di formaggio fresco combattendo le perdite dovute all’acidificazione del siero di latte e alle funzioni di drenaggio.
Per ulteriori informazioni: "Produzione più ecologica negli stabilimenti chimici e biochimici multiprodotto. Pianificazione e scelta ottimale dei disciplinari operativi" (Vaklieva-Bancheva, N. G., Kirilova, E.G. (2010) Journal of Cleaner Production. 18:1300-1310)