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Intervista a Michal Miedzinski: un osservatorio per l'affermazione dell'ecoinnovazione nell'Ue

Michal Miedzinski del gruppo Technopolis è a capo di un’iniziativa volta ad analizzare tendenze e opportunità nel campo dell’ecoinnovazione allo scopo di accrescere la competitività e la performance ambientale dell’UE.

 

L’osservatorio sull’ecoinnovazione (EIO) è stato istituito per raccogliere e analizzare informazioni destinate a responsabili politici e aziende in tema di ecoinnovazione. L’iniziativa è stata menzionata per la prima volta nella relazione di maggio 2007 sul piano d’azione per le tecnologie ambientali (ETAP). Il progetto è stato inoltre discusso durante le sessioni del gruppo di lavoro ETAP di alto livello del 2007. Il suo scopo è comprendere meglio in cosa consiste l’ecoinnovazione e quali sono i suoi fattori trainanti e impiegare tali conoscenze per creare un quadro politico di sostegno, organismi di intermediazione ben preparati e imprese proattive che si impegnino a costruire un’Europa pronta ad affrontare il futuro. La DG Ambiente è la principale portatrice d’interessi e ha fondato questo progetto triennale nell’ambito del programma quadro per la competitività e l’innovazione. L’EIO gode dell’appoggio di governi nazionali, reti e personalità di spicco del mondo accademico operanti in questo settore.

 

Quali sono gli obiettivi dell’osservatorio sull’ecoinnovazione?

 

La sua missione è convogliare le informazioni e migliorarne l’accessibilità, ma non solo. L’osservatorio mira anche a definire il concetto di mercato verde o che cosa si dovrebbe intendere per crescita verde, offrendo esempi concreti di ecoinnovazione e tendenze ecoinnovative.

 

Verrà disposto un quadro di valutazione dell’ecoinnovazione nell’UE a 27 che servirà a valutare gli indicatori nazionali per capire come si stanno comportando gli Stati. Verranno inoltre esaminati i singoli settori, anche se un approccio intersettoriale basato sulla catena del valore potrebbe rivelarsi più utile. A complemento di tutto ciò vi sarà un archivio contenente esempi concreti di prodotti, servizi, soluzioni organizzative e innovazioni sociali.

 

Cosa si intende per ecoinnovazione?

 

L’innovazione è qualcosa che trova applicazione sul mercato. Ciò che realmente distingue l’ecoinnovazione dalla semplice innovazione o invenzione è il fatto che, pur avendo una dimensione economica in quanto implica prodotti e servizi realizzabili da un punto di vista economico, deve dimostrarsi al tempo stesso vantaggiosa sotto il profilo ambientale, cioè deve contribuire a ridurre le emissioni nocive, il consumo di materiali e di energia.

 

L’aggiunta del prefisso «eco» al termine innovazione arricchisce la strategia UE 2020 perché il generico orientamento verso un’innovazione collegata alla crescita e all’occupazione non chiarisce la direzione dell’innovazione stessa.

 

Un altro elemento importante è la prospettiva cradle-to-cradle («dalla culla alla culla»), in base alla quale i tre criteri – materiali, energia, emissioni – verranno applicati all’intero ciclo di vita del prodotto. Tale prospettiva può modificare il concetto di prodotti verdi o ecoinnovativi.

 

Potrebbe fornire alcuni esempi concreti delle informazioni che raccoglierete?

 

Predisporremo brevi riepiloghi per ogni Stato membro dell’Unione europea che ne descriveranno la performance in termini di ecoinnovazione, riportando tendenze, esempi concreti di soluzioni progettate e di politiche pubbliche che supportano o meno l’ecoinnovazione. Nel secondo o nel terzo anno del progetto potremmo considerare la possibilità di introdurre delle schede per gli Stati Uniti, il Giappone e alcune grandi economie emergenti.

 

Esamineremo, inoltre, gli ostacoli che stanno bloccando l’affermazione dell’ecoinnovazione, non solo quelli evidenti, come la mancanza di risorse finanziarie e di capitale umano, ma anche le barriere fisiche di natura geografica o geologica.

 

Analizzeremo la storia, poiché potrebbero esistere dei collegamenti col passato. Osserveremo periodi temporali risalenti a 10 o 20 anni fa in base ai parametri disponibili, valutando al tempo stesso quanto la comprensione delle tendenze attuali possa aiutarci a prevedere quelle future. Questa indagine è dettata soprattutto da esigenze di carattere materiale, dalla necessità di rimpiazzare determinati beni e servizi e da cambiamenti nell’ambito dei processi produttivi.

 

Condurremo un’analisi settoriale a livello globale. Filtreremo le informazioni tenendo conto degli interessi europei, ma non ci limiteremo ai 27 Stati UE.

 

Quali progressi sono stati realizzati finora?

 

A novembre 2010 sarà pubblicato un rapporto incentrato sul tema dell’innovazione nel settore idrico, al quale seguiranno i primi riepiloghi per paese, a dicembre, e un rapporto sull’edilizia, a fine dicembre o a gennaio 2011.

 

Il quadro di valutazione per il primo paese verrà pubblicato nel 2010. Attualmente si sta sperimentando l’indicatore composito per verificare, per esempio, come la posizione dei singoli paesi vari con l’inclusione di determinati fattori. Si tratta di un procedimento delicato, in quanto i paesi verranno classificati in base al suo esito. Ma il suo obiettivo è quello di aprire un dibattito e non di essere una sorta di «Vangelo».

 

Quali sono le prossime sfide importanti?

 

Creare una concezione di ecoinnovazione che sia condivisa dai gruppi assai eterogenei a cui ci rivolgiamo, mostrando come l’ecoinnovazione sia correlata a beni e servizi ambientali e quale importanza rivesta nel dibattito generale sull’ecologizzazione dei mercati.

 

Stiamo cercando inoltre di proporre un’idea più trasversale di ecoinnovazione. In quest’ambito i dati disponibili sono scarsi perché i sistemi di dati sono stati organizzati tradizionalmente intorno alle classificazioni settoriali.

 

Anche il fatto che trattiamo questioni strettamente collegate con segreti aziendali rappresenta una sfida. Osserveremo i prezzi di diversi prodotti, i rapporti tra società nelle catene di valore e il modo in cui avviene la fornitura di materiali tra operatori privati, ma in queste aree le informazioni sono difficilmente accessibili perché hanno un valore concreto.

 

L’ecoinnovazione, infine, richiede collaborazione e uno dei nostri compiti sarà quello di provare a sostenere l’adesione ai programmi delle istituzioni europee in materia di ambiente, economia e ricerca.



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