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Il settore del retail britannico riduce il suo impatto ambientale

I dettaglianti del Regno Unito hanno dimezzato la quantità di rifiuti inviati nelle discariche rispetto al 2005, abbattendo al tempo stesso del 18% le emissioni dei fabbricati connesse all’impiego di energia e le emissioni di CO2 imputabili al trasporto merci.

 

Oggi meno del 25% dei rifiuti prodotti dal settore della vendita al dettaglio britannico finisce nelle discariche, in confronto al 50% del 2005. Il drastico calo è tra gli effetti dell’adesione nel 2008 dei dettaglianti a un’articolata serie di obiettivi per ridurre l’impatto ambientale delle loro aziende entro il 2013.


 

«Questi ragguardevoli risultati indicano che l’impegno dei dettaglianti nel contrasto al cambiamento climatico non si è affievolito, nonostante le difficili condizioni del mercato», afferma Stephen Robertson, direttore generale del British Retail Consortium (BRC, consorzio britannico per la vendita al dettaglio), dopo la pubblicazione del Rapporto 2010 su un migliore progresso climatico nel settore della vendita al dettaglio del BRC a settembre 2010.



Il forte impegno del comparto

 

Ad aprile 2008 un gruppo di rinomati distributori, tra cui catene di supermercati, negozi di abbigliamento e gruppi nel settore del «fai da te», rappresentativo del 49% del commercio al dettaglio britannico per valore di mercato, ha assunto una serie di impegni nei confronti dell’ambiente a livello di comparto con l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli a una risposta più evoluta alle sfide del cambiamento climatico.

 

Tra gli impegni assunti dai dettaglianti figurano: ridurre l’impatto ambientale diretto delle aziende al dettaglio abbattendo le emissioni di fabbricati e veicoli, limitando al minimo il consumo idrico e i rifiuti inviati nelle discariche; gestire i rischi del cambiamento climatico pianificando le forniture e assicurandone la continuità; aiutare i clienti e il personale a mitigare il loro impatto ambientale offrendo prodotti efficienti dal punto di vista energetico, riducendo gli imballaggi e, di conseguenza, l’impronta di carbonio dei prodotti.

 

Tra le attività previste:

  • migliorare l’efficienza energetica di veicoli, sistemi di distribuzione e negozi;
  • limitare al minimo gli scarti operativi e gestire eventuali scarti necessari in maniera sostenibile;
  • rilevare il consumo idrico per innescare un utilizzo più efficiente e adeguato dell’acqua piovana;
  • ridurre gli imballaggi dei prodotti a marchio proprio e incoraggiare gli altri produttori a fare altrettanto;
  • perfezionare il riciclaggio e migliorare le informazioni alla clientela in tema di impatto ambientale;
  • tenere conto degli effetti delle condizioni climatiche più imprevedibili nella pianificazione delle forniture e della logistica.

 

Risultati quantificabili conseguiti

 

Sono stati istituiti indicatori quantitativi dell’impatto ambientale diretto delle aziende al dettaglio britanniche. Sono già stati dimostrati progressi considerevoli per il 2010. Le emissioni di carbonio dovute al consumo energetico dei fabbricati e dei mezzi di trasporto sono state ridotte del 17% e del 12% rispettivamente in condizioni omogenee, mentre viene già misurato il 55% del consumo idrico nei punti vendita contro il 45% del 2005.

 

«I dettaglianti detengono un primato per quanto riguarda i risultati conseguiti in campo ambientale su base volontaria», sottolinea Robertson. Affinché progrediscano, però, è necessario l’aiuto del governo. I supermercati, per esempio, hanno bisogno di istituti superiori per la formazione di ingegneri in grado di apportare la loro competenza nell’area della manutenzione e di incoraggiare la creazione di alternative a bassa emissione di carbonio ai sistemi di refrigerazione basati su idrofluorocarburi.

 

Produrre un impatto a livello locale

 

«Un approccio su scala nazionale è il modo migliore per aiutare i dettaglianti a conseguire gli obiettivi ambientali a livello locale», dichiara Robertson. «Il piano di riciclaggio delle etichette sulle confezioni (OPRL) del consorzio BRC, che sta contribuendo all’aumento dei tassi di riciclaggio delle autorità locali, costituisce un buon esempio».

 

Nonostante il miglioramento dei tassi di riciclaggio domestico, il Regno Unito è rimasto indietro rispetto al resto d’Europa. I consumatori, sempre più scoraggiati perché non sanno quali imballaggi si possono riciclare, non hanno potuto essere di grande aiuto. Il consorzio BRC ha capito che istruzioni più chiare sulla confezione potrebbero migliorare le conoscenze al riguardo. Nel 2009 il BRC ha lanciato l’iniziativa OPRL per fornire in tutto il Regno Unito informazioni più semplici e coerenti in materia di riciclaggio sulle etichette proprie del dettagliante e sulle confezioni dei prodotti di marchi terzi.

 

Il regime BRC si è prefissato un duplice obiettivo: aiutare un numero maggiore di consumatori a riciclare più imballaggi e collaborare con le autorità locali e altri soggetti per accrescere i tassi di riciclaggio di materiali che potrebbero essere riciclati, ma che attualmente presentano tassi modesti di raccolta e riciclaggio. Inoltre il consorzio BRC ha assicurato che la sua proposta non è in conflitto con la direttiva dell’Unione europea sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio.

 

Il piano OPRL affronta le seguenti sfide:

  • non complicare la vita ai clienti;
  • garantire l’applicabilità a confezioni che occupano già poco spazio;
  • offrire suggerimenti chiari ai clienti sui possibili modi di riciclare nella loro zona, tenuto conto della notevole varietà di impianti di riciclaggio nel Regno Unito;
  • garantire che i flussi di riciclaggio creati non siano contaminati con materiali da imballaggio che attualmente non vengono riciclati;
  • incoraggiare lo studio e lo sviluppo di materiali attualmente non riciclabili nella direttrice di una maggiore riciclabilità o dell’identificazione di altri modi di recupero.

 

L’OPRL ha offerto ai clienti, per la prima volta, informazioni standardizzate che si sostituiscono alla varietà di simboli usati in precedenza, che poteva ingenerare confusione. Il piano OPRL mira ad aumentare i tassi di riciclaggio indicando ai clienti le probabilità che una parte specifica di imballaggio possa essere riciclata nella loro zona di residenza. In meno di un anno e mezzo, l’OPRL viene già utilizzato in oltre 50 000 linee diverse di prodotti.



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