A quattro anni dall'emissione del documento normativo che definiva le procedure per l'ottenimento della certificazione di catena di custodia, periodo in cui sono stati emessi migliaia di nuovi certificati e molti in settori prima praticamente non rappresentati (come il settore dell'editoria, della cartotecnica e della stampa, dei prodotti non legnosi, ecc), il PEFC ha riemesso lo standard, con importanti precisazioni e perfino integrazioni, frutto di due anni di intenso lavoro di revisione, a cui ha partecipato attivamente anche il PEFC Italia che ha raccolto le decine di osservazioni raccolte durante i seminari.
Tra questi:
- la nuova definizione di fonti controverse e alle nuove modalità di valutazione del rischio, che includono l'uso dell'“Indice di percezione della corruzione” (CPI) creato da Trasparency International) per la provenienza geografica del legno;
- l’inserimento di requisiti obbligatori legati alla salute, alla sicurezza e agli aspetti sociali dell’azienda certificata;
- il nuovo capitolo specificamente creato per rispondere alle richieste dell'Unione Europea relative alla Due Diligence (diligenza dovuta da parte di chi immette nel mercato europeo prodotti di origine forestale per escluderne la provenienza illegale);
- i nuovi requisiti per il controllo dei terzisti dell’azienda certificata;
- i nuovi parametri di definizione di un gruppo (solo nazionali, con aziende con meno di 50 lavoratori e un fatturato inferiore a 9 milioni di franchi svizzeri (cioè 6,7 milioni di euro);
- la nuova definizione del riciclato (non si parla più di pre-consumo e post-consumo).
Per le aziende è previsto un anno di transizione per poter adeguarsi al nuovo standard.